Il bollettino economico di novembre conferma le prospettive di inflazione a medio termine.
Durante la riunione del 26 ottobre 2023, il Consiglio direttivo ha affermato che l’ultimo trimestre dell’anno sarà caratterizzato da un’economia debole, confermando intense le pressioni interne sui prezzi. Tuttavia dal bollettino risulta che l’inflazione ha registrato un calo nel mese di settembre, “ascrivibile anche ai forti effetti base, ed è proseguita la diminuzione di gran parte delle misure dell’inflazione di fondo”. Gli aumenti dei tre tassi di interesse che hanno caratterizzato l’andamento dei primi mesi dell’anno, “seguitano a trasmettersi con vigore alle condizioni di finanziamento, frenando in misura crescente la domanda e contribuendo pertanto alla riduzione dell’inflazione”.
Il mercato del lavoro mostra ancora capacità di tenuta, anche se ci sono segnali di raffreddamento dati da un’attività economica più debole. La contrazione della spesa per beni e servizi ha fatto sì che i consumi dei privati si siano mantenuti deboli. Si attende per l’ultimo trimestre dell’anno una diminuzione degli investimenti da parte delle imprese, causata dalla carenza di domanda e dalle condizioni restrittive di finanziamento. A risentirne è anche il campo dell’edilizia, con una contrazione degli investimenti nel residenziale. L’export, invece, cresce con un ritmo discreto.
Nella Zona euro i rendimenti dei titoli di Stato decennali si sono mossi in linea con i tassi a lungo termine privi di rischio, ad eccezione del differenziale italiano, che risulta essersi ampliato a causa (tra le altre motivazioni) delle misure fiscali previste dalla legge di bilancio.
Gli obiettivi del Consiglio
Il Consiglio direttivo ha l’obiettivo di assicurare il ritorno dell’inflazione al 2% nel medio termine. A tal proposito ritiene che i tassi di interesse attuali, se mantenuti per un periodo sufficiente lungo, contribuiranno al raggiungimento dell’obiettivo. Oltre il breve periodo, il Pil dovrebbe risalire con l’ulteriore diminuzione dell’inflazione, la ripresa dei redditi reali delle famiglie e l’aumento della domanda per le esportazioni dell’area dell’euro.
Ai governi si ricorda che le politiche di bilancio dell’Eurozona andrebbero organizzate con lo scopo di far aumentare la produttività dell’economia in tutta l’area e ridurre il debito pubblico.